Giovanni

Il 12 settembre sono ripartito, assieme a quattro amici, per l’Africa.

Il viaggio è sempre molto lungo e faticoso, ma la gioia di rivedere gli amici e i bambini della St. Mary è più grande della fatica.

La casa sta facendo il suo cammino e anche in questo viaggio ho notato un passo in più per quello che riguarda la pulizia, l’ordine e la bellezza della casa, Lucy e Adama hanno montato delle tende molto colorate alle finestre.

E poi c’è la serra, una costruzione grande e molto bella. Nei giorni di permanenza, con grande gioia, abbiamo raccolto i primi frutti del lavoro nostro e dei ragazzi che lavorano nella serra.

Cari amici, continuiamo ad aiutare questi bambini a diventare grandi, affinchè possano inserirsi con più serenità e fiducia in quella società difficilissima e faticosa come quella del loro Paese.

Per concludere, fra tante crepe, come dicevo prima, evidenti in questo Paese, una luce risplende in mezzo alla foresta: è la casa dei nostri bambini.

Giampiero

Dopo diversi inviti di  Giovanni ad andare in Sierra Leone, quest’anno si sono concretizzate le condizioni per aderivi; così a settembre , assieme ad alcuni amici, sono riuscito a recarmi a Freetown, ospitatio da Lucy e Daniel  che, oltre ad averci accolto come fossimo a casa nostra, ci hanno guidato in tutti i giorni di nostra permanenza, a conoscere la bellissima casa di accoglienza Saint Mary con tutte le attività in essa svolte, realizzata da loro con l’essenziale supporto dell’Ass.Orizzonti e  sostenitori.

Della storia di queste persone e di quello che in questi anni hanno realizzato, in parte già ne ero a conoscenza ma il toccare con mano e vedere coi miei occhi le conseguenze che queste hanno determinato in tante persone è stata, per me, un’esperienza veramente toccante e sorprendente che ha lasciato in me una gratitudine verso tutti coloro che hanno reso possibile ciò.

Certamente una delle prime cose che subito mi si è palesata è una situazione di povertà economica  diffusa e un disagio sociale che rendono la vita molto dura oltre ad una  presenza numerosa di giovani e bambini, molte volte lasciati a se stessi e, apparentemente, senza tante prospettive. Soprattutto nelle periferie, attraversando alcuni villaggi, si notano capanne fatiscenti che ospitano numerosi minori, in mezzo a fango (eravamo alla fine della stagione delle piogge) e ad animali domestici di diverso tipo che condividono gli spazi.

Si colgono chiaramente le conseguenze di una politica locale e nazionale che non forniscono nemmeno le strutture essenziali per una crescita economica, ma anche, e soprattutto, una emergenza educativa che è concausa della mancanza di crescita di una umanità in grado di far fronte adeguatamente alle diverse situazioni.

In mezzo a tale degrado emerge, come una luce nel crepuscolo, tutto quello che si è riusciti a realizzare in questi anni nella casa di Daniel, al ristorante-gelateria “GigiBontà” e  a casa Saint Mary.

Soprattutto in quest’ultima , dove dal 2015 sono stati ospitati diversi bambini orfani a causa dell’epidemia di Ebola. Grazie alla paziente e materna direzione di Adama, coadiuvata da Anna , si è garantita loro l’esperienza di una nuova famiglia dove è stato possibile curare le ferite affettive che ognuno di loro si porta  dal  passato, prendendosi a cuore tutte le preoccupazioni e le aspettative per una loro crescita personale , ridestando e coltivando quel desiderio che è in ogni cuore umano, di scoprire che per ciascuno c’è un destino positivo.

Le conseguenze di ciò sono le diverse iniziative che si sono concretizzate in questi anni e che proprio nei giorni della nostra presenza, hanno conseguito dei traguardi importanti che vado di seguito a descrivere.

Adiacente alla casa è stato realizzato un centro agricolo costituito da un ampio orto all’aperto e da una grande serra dove, attraverso alcune sperimentazioni seguite in modo particolare da Giovanni, partendo dalla fase di vivaio di alcune piante orticole (costituite per ora da diversi tipi di peperoni e pomodori), si è riusciti a portarle  alla crescita e produzione. Proprio in quei giorni si è proceduto al primo significativo raccolto di diverse varietà di peperoni, con grande soddisfazione dei ragazzi locali che hanno eseguito le relativee lavorazioni. Infine è stato importante  anche essere riusciti a trovare un compratore di tali prodotti che chiude positivamente il ciclo produttivo.

Sempre in questo periodo abbiamo pensato e realizzato un gran pergolato , utilizzando i materiali reperibili in loco, per la coltivazione della Passion Fruit, sperando di poterne vedere presto i risultati che ci auguriamo positivi; un aspetto per me molto importante che mi ha colpito in questo è stato l’evoluzione di tale lavoro che ci ha impegnati per alcuni giorni, che i ha visto materialmente partire prima noi , il gruppetto italiano, poi  affiancati e in seguito sostituiti, con grande orgoglio, dai ragazzi della casa.

Si è concluso poi, negli stessi giorni, un corso di sartoria, rivolto soprattutto a quei ragazzi per i quali non si intravvede un grande futuro scolastico e che ha coinvolto anche alcuni bambini del vicino villaggio,  con esiti bellissimi. E’ stato edificante vedere come quei ragazzini ci tenessero a dimostrarci quello che  avevano imparato ed erano capaci di fare con quelle semplici macchine da cucire , arrivate solo qualche mese prima attraverso l’Ass.Orizzonti.

Ma il giorno più bello, che rimarrà per sempre nei miei ricordi, è stato il sabato alla vigilia della nostra partenza, in cui alla casa Saint Mary, pensata e realizzata da Daniel e da Adama, si è svolta una festa di presentazione pubblica di tutte queste opere sopra descritte, alla presenza delle diverse autorità locali comprendenti il Capovillaggio con i suoi collaboratori , il Sacerdote Cattolico della zona e l’Imam islamico del luogo. Proprio questi ultimi hanno concluso quella meravigliosa giornata con un momento di preghiera comune dove entrambi hanno espresso commoventi parole di apprezzamento verso quanto realizzato dalla casa di Saint Mary e anche per i rapporti che si sono creati con le persone del villaggio. Credo di aver assistito ad un reale momento di dialogo interreligioso.

A conclusione di questa esperienza, vorrei sottolineare come ciò che si sta portando avanti con lodevole impegno in questi anni in quell’angolo della Sierra Leone, risulta essere una grande risposta di carattere educativo che è l’aspetto primario per poter sperare di  determinare un vero cambiamento di quelle circostanze. Anche se può apparire poca cosa rispetto all’enorme entità del bisogno riscontrabile in quel Paese, questa rimane come fiammella accesa in mezzo alla notte e come tale può essere vista da molti e portare speranza di luce che può arrivare fino a noi .

Di questo viaggio vorrei anche sottolineare la preziosa e commovente  ospitalità data a noi da Daniel e Lucy nella loro casa, che è stata sicuramente molto impegnativa, anche perché inserita nei loro gravosi impegni di responsabilità nelle loro attività che li impegnano  per molte ore del giorno, che ha reso possibile a tutti noi questa esperienza unica , e ha rivelato ai nostri occhi  con quanta dedizione e amore accompagnino il cammino delle persone a loro affidate.

Vorrei anche ringraziare i miei amici dell’Ass.Orizzonti per quello che fanno attraverso i loro sostenitori e per l’occasione che mi hanno dato di fare questa edificante esperienza.