Come posso essere felice in ogni occasione che la vita mi propone?
Con questa domanda sono partito per il Camerun a gennaio 2024. Fin da ragazzo sono sempre stato educato a stare di fronte alla realtà. Incontro Nadia 25 anni fa e in un paio d’anni la conquisto. Dopo 10 anni di fidanzamento finalmente ci sposiamo, ma i figli non arrivano. Ci rendiamo conto che entrambi avevamo un enorme desiderio di accoglienza e metabolizzata questa situazione intraprendiamo la strada dell’adozione. Il nostro percorso si incrocia prima con quello di Natasha e poi con Jessica. Per problemi di salute alla nascita era probabile che Jessica avesse bisogno di un’assistenza sanitaria costante per tutto il resto della sua vita. Questo ha portato alla decisione di intraprendere gli studi per diventare infermiere. Laureato a novembre 2023 decido di mettermi in gioco completamente aprendo una raccolta fondi e disposto a partire. Nel frattempo incontro Arturo Alberti che mi propone il Camerun, precisamente la capitale Yaoundè. Mi parla di Mireille e della sua storia. Insieme a suo marito non possono aver figli e quindi decidono di aprire la loro famiglia ai ragazzi di strada. Mi racconta che proprio a fine 2023 hanno aperto un’infermeria nel loro centro e avrebbero bisogno di una figura sanitaria. Non credo alle coincidenze ma preferisco pensare che il Signore mi abbia illuminato la strada da percorrere.

Arrivato in Camerun incontro Mireille, la sua enorme famiglia e tutto lo staff del centro EDIMAR. Mireille è un vulcano di energia. È stata capace di farmi immergere nella quotidianità africana rispettando sempre le mie origini. Mi ha aiutato ad integrarmi coi ragazzi del centro nonostante le barriere linguistiche. Ho cominciato dal primo giorno a medicare i ragazzi di strada. Medicare le ferite e curare gli ammalati era la quotidianità per l’infermeria, ma ho anche conosciuto tante persone e tante storie. Ad una storia sono particolarmente legato perché per me è stato un vero e proprio miracolo davanti ai miei occhi. Un ragazzo di 20 anni, con una brutta ferita infetta alla mano, veniva ogni giorno a farsi medicare. Gli facevo veramente molto male ed ero veramente dispiaciuto di farlo soffrire così tanto. Non parlava mai. Un giorno dopo quasi un’ora di pulizia della ferita, cominciamo a parlare del più e del meno e comincia a raccontare del perché è sempre così arrabbiato e diffidente verso gli altri. Fin da piccolo è stato oggetto di violenza da chi avrebbe dovuto volergli bene. Dice che ha visto in me qualcuno che gli ha voluto bene nonostante il colore della pelle diverso e 5000 chilometri di distanza. Vi posso garantire che da quel momento lì è cambiato completamente e ogni giorno quando veniva al centro era sorridente e parlava con tutti.

Penso che il vero miracolo sia stato il suo cambiamento. E come lui ha cambiato modo di vedere il mondo, anche noi possiamo stare attenti e metterci nella posizione giusta. Il modo migliore per camminare nella strada giusta è seguire una guida. Proprio come quando si cammina in montagna. La guida che mi sta aiutando è la scuola di comunità. Una compagnia di amici che si aiutano seguendo il carisma di Don Giussani.

Alla fine di questo viaggio ho trovato la mia risposta alla mia domanda iniziale. Per essere felice bisogna mettersi al servizio degli altri. E questo lo possiamo fare tutti. Non è necessario andare per forza in Africa, basterebbe cominciare in famiglia, sul posto di lavoro e con le persone che incontriamo. Così facendo potremmo essere testimoni di piccoli miracoli quotidiani di cambiamento, senza dimenticare che dobbiamo essere noi i primi a cambiare.

Fabio Poletti