La situazione si fa più urgente in Sierra Leone e per noi in Italia: non possiamo dimenticare i nostri bambini sierraleonesi.
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Col cuore addolorato e preoccupato apprendiamo che il Covid-19 è giunto anche in Africa e in Sierra Leone. Il Presidente della Repubblica ha proclamato lo stato di emergenza nonostante che i casi siano ancora pochissimi.
I mercatini, che sono il centro pulsante e vitale di ogni villaggio africano, sono stati chiusi per cui diventa molto più difficile e costoso procurare il cibo per i bambini ospiti della casa S. Mary.
Per grazia di Dio l’orto, recentemente realizzato dagli amici Giovanni Cuni e Franco Zamagni, produce già le verdure indispensabili per una equilibrata alimentazione.
L’ordinanza proibisce inoltre di frequentare i luoghi di ritrovo, per cui la gelateria, la pizzeria, il ristorante e la spiaggia attrezzata sono al momento chiusi e viene meno il contributo per la casa previsto dall’utile di quelle iniziative profit e dovranno essere licenziati 35 giovani africani che lavorano in quegli ambiti.

In questa dolorosa circostanza, che ora accomuna l’Italia alla Sierra Leone, ci sentiamo addosso la grande responsabilità di non abbandonare i bambini della casa di accoglienza e gli adulti che li seguono e li educano.

Consideriamo quest’ opera come nostra e i bambini come figli o nipoti per cui faremo di tutto per sostenerli in questo drammatico periodo che ci auguriamo non duri a lungo.

Siamo certi che anche tutti gli amici nostri che da tempo ci seguono con simpatia e con aiuti concreti, continueranno ad accompagnarci in questo percorso che ora si è fatto più difficile.

Papa Francesco, nella meditazione del 27 marzo, ha detto:
“Il Signore ci interpella e, in mezzo alla tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare”.

Guardiamo con speranza al futuro nostro, della nostra nazione e anche delle persone più povere che vivono in Africa.