“LA STRADA E’ UNA PRIGIONE TRADIZIONALE. NON C’E’ UN CANCELLO, NON CI SONO GUARDIE, MA E’ DIFFICILE TROVARE L’USCITA.”

E invece pare che centinaia di bambini del Camerun questa uscita l’abbiano trovata attraverso l’amore, la dedizione e le capacità imprenditoriali di Mireille Yoga, classe 1974, laureata in Tecnologia e direttrice dal 2018 del Centro Sociale Edimar (fondato nel 2002 da Padre Maurizio Bezzi, missionario del Pime).

Attualmente una equipe al 100% camerunense lavora per ripristinare la dignità umana sottratta a questi bambini e per il loro reinserimento familiare e sociale, come pure per quello di giovani usciti dal carcere.

Accoglienza e Salute i primi due step, a cui seguono Educazione e Scolarizzazione per tutti i bambini e i giovani in età compresa tra i 10 e i 25 anni. Una volta conseguita la licenza elementare presso i vari Centri di alfabetizzazione, i ragazzi vengono iscritti alle scuole secondarie tradizionali, pagando loro le spese relative.

L’inserimento nel mondo del lavoro prosegue poi attraverso la formazione nei Centri professionali (informatica, falegnameria, gestione alberghiera) dove è richiesto un diploma di scuola secondaria, e nei Centri di Apprendistato (cucito, meccanica, onicotecnica), sempre per l’apprendimento di un mestiere.

Erano oltre un centinaio gli amici e sostenitori che sabato 3 maggio nei locali della Parrocchia di San Rocco hanno salutato e ascoltato Mireille, in un suo breve passaggio a Cesena. Clima di festa e di impegno, buon cibo e bella musica, e le sue parole semplici ma ispirate, a tratti forse quasi inconsapevoli della grandezza che esprimevano, testimonianza di una vita tutta dedicata ai bambini senza famiglia. Sono infatti centinaia i bambini o ragazzi ormai cresciuti che la chiamano “mamma”, lei che, appena sposata e figlia di una cultura africana tutta volta alla fertilità, aveva dovuto constatare con immenso dolore di non poter generare figli biologici. Ma quale abbondanza ne è scaturita!

“Occorre avere molto, molto amore nel cuore. Essere pazienti e saper aspettare la libertà e il passo dell’altro verso di te – ha detto Mireille. Per vedere i frutti di un lavoro come il nostro bisogna far morire il proprio desiderio di avere qualcosa in cambio. Bisogna amare anche quando l’altro non ne è degno e non bisogna aspettarsi nulla. Quando si incomincia un percorso con un ragazzo, non bisogna pensare a un risultato, ma solo rimanere dentro al rapporto ed essere fedele. Poi, quando l’altro avrà visto che tu sei fedele, allora capirà che si sta creando una cosa che durerà nel tempo e avrà la forza di avvicinarsi”

“E’ molto importante – ha proseguito – perché tutti i ragazzi che incontro hanno un grave problema di mancanza affettiva e la madre in questo è come il punto di partenza. Quando ho iniziato a lavorare al Centro Edimar ero l’unica donna [n.d.r. ora sono tre a tempo pieno più altre tre volontarie] e moltissimi ragazzi venivano a cercare me proprio per quello, per ritrovare quella figura che a loro mancava. … (così) si costruisce un rapporto dove l’altro rinasce.”

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