Papa Francesco ritiene che «un uomo può guardare un altro uomo dall’alto in basso solo quando lo aiuta a rialzarsi». E prosegue: «Nella società vediamo quante volte si guardano gli altri dall’alto in basso per dominarli, sottometterli, e non per aiutarli a rialzarsi».

Una citazione che sottolinea come il potere politico, economico, di posizione sociale – o l’essere nati in un luogo privilegiato come il nostro – rischi di farci sentire autorizzati a trattare persone a noi vicine o popoli lontani come a noi subalterni. Da cui le sperequazioni fra persone, famiglie, popoli e nazioni. Nessuno possiede la bacchetta magica per cambiare le condizioni di povertà e solitudine di tanti, ma un uomo che si consideri tale non può non rendersi conto che l’umanità è fatta tutta di figli di Dio. In questo senso siamo fratelli tutti. Non si tratta di perseguire l’utopia di un egualitarismo planetario con progetti totalitari come la storia ci ha insegnato, ma di convertire il modo di porsi, personale e sociale, che tenga conto che non c’è un uomo o una donna che valga meno di un altro. E che tutti hanno il desiderio ed anche il diritto che venga rispettata la propria statura umana per cui sono venuti al mondo.

Papa Francesco ha pure sottolineato che occorre «toccare, farsi carico dell’altro. Ma se noi guardiamo senza toccare con le nostre mani cos’è il dolore della gente, non potremo mai trovare una soluzione a questo».

Come a dire che l’amore non è un sentimento, ma un fatto di mani, cioè uno spendersi per chi è più in basso di noi, in un’amicizia operativa fino al pane, con la speranza di rimetterlo in piedi. Senza nessuna aria di superiorità! Perché quelli che cerchiamo di aiutare potremmo essere noi, anzi siamo noi! Come quando io medico assisto un paziente, è come se assistessi me stesso, perché la sua umanità coincide con la mia.

E’ questo in cuore che ci urge come Associazione Orizzonti di Cesena: impegnare tempo, pensieri, energie per promuovere iniziative che ci permettano di raccogliere fondi per un sostegno reale a situazioni di bisogno di cui conosciamo a fondo le persone per cui operiamo.

Tanta gente è generosa, ma legittimamente si può chiedere: «Ma questi soldi dove vanno a finire?». Ebbene, noi possiamo garantire che tutto quanto viene raccolto va a persone in stato di bisogno. In Sierra Leone, in Venezuela, in Kenia, ad Haiti in Medio Oriente (Siria e Libano), cioè in tutti i luoghi in cui cerchiamo di dare una mano, conosciamo direttamente le persone coinvolte, e ben sappiamo come viene utilizzato quanto viene raccolto dai donatori.

In questi due anni di pandemia non siamo riusciti purtroppo ad organizzare i soliti eventi (concerti, testimonianze ed altro) che ci permettevano di raccogliere fondi, e quindi abbiamo molto faticato nel sostegno ai nostri progetti, tuttavia la Provvidenza ci ha fatto incontrare la generosità di persone che con offerte liberali, sostegno a distanza, cinque per mille, ci ha permesso di essere comunque presenti nel sostegno dei nostri amici.

Nel mare di bisogno immenso che constatiamo intorno a noi, il nostro apporto è come una goccia, ci rendiamo conto. Diceva Madre Teresa di Calcutta: «Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno».

Ecco, questa è la posizione del cuore che ci stimola e ci sostiene nel continuare il nostro cammino come Orizzonti. E che ci dà coraggio nel continuare a bussare alle porte di chi può darci una mano in questa avventura umana, faticosa ma altrettanto piena di grazia e di bellezza.

Franco Casadei