Sentirsi responsabili può partire da uno sguardo, come per Mireille che si è sentita dire da suo marito Victorien: «Tu per me vali più di dieci figli». In quel momento, queste parole, così lontane dalla cultura africana tradizionale, le hanno dato la forza di affrontare la sfida della sua vita. Quando, infatti, Mireille e Victorien hanno scoperto di non poter avere figli, in una cultura dove questo è visto come uno stigma, molte persone avrebbero voluto abbandonarla. Ma Victorien l’ha amata incondizionatamente e, insieme, hanno trovato la forza di dedicarsi agli altri, accogliendo i bambini di strada al Centro Edimar, un luogo di speranza nel cuore di Yaoundé, in Camerun.

Così è iniziata la storia di un amore che ha dato vita a una famiglia sempre più grande, dove la responsabilità di prendersi cura degli altri ha trasformato le difficoltà in una forza comune. Mireille, un giorno, si è trovata a dover prendere in mano le redini del Centro quando Padre Bezzi, il fondatore, è dovuto partire per motivi di salute. Con il suo cuore aperto e il coraggio che l’ha sempre contraddistinta, ha accettato la sfida e ha continuato a far crescere il Centro, accogliendo chiunque avesse bisogno, dando loro una nuova vita, una nuova speranza.

La famiglia di Mireille e Victorien diventa sempre più grande, con tanti figli (“il centuplo quaggiù…”), e cresce insieme al Centro di accoglienza, dove ci si prende cura gli uni degli altri in assoluta gratuità, e bambini distrutti dall’abbandono, dalla povertà e dalla guerra, tornano a vivere, anzi, rinascono. Persone vive e mature, perché amate, che a loro volta saranno in grado di essere responsabili di sé stessi, del proprio villaggio, della propria nazione.

Diversi ma simili sono i luoghi e le esperienze di vita nuova che appaiono nelle altre testimonianze che proponiamo in questa newsletter: a Gaza, persone stremate dalla fame e dai bombardamenti vivono tutti insieme nella loro parrocchia, sono fedeli alla preghiera e condividono i pochi beni anche con i musulmani, con una tenacia e una speranza incredibili. In Congo, l’anziano missionario gioisce insieme ai bambini della casa-famiglia e cura la formazione di nuovi sacerdoti, mentre continua la sua presenza dopo oltre 50 anni a fianco di popolazioni sfruttate e tormentate. E anche in Romagna, la sensibilità ai problemi di giovani privi di mezzi nel cuore del Venezuela colpisce e mobilita i loro coetanei, in un’amicizia a distanza fatta di gratuità. Volti diversi della libertà di lasciarsi interpellare e della responsabilità di rispondere, qui come ai confini del mondo.

Arturo Alberti